Gli effetti del cambiamento climatico sono ormai sotto agli occhi di tutti: estati torride, inverni troppo miti e siccità prolungata sono l’anticamera di eventi catastrofali sempre più frequenti e sempre più intensi.
Per questi motivi con la Legge di Bilancio 2024 (213/2023) è stato introdotto l’obbligo di assicurazione per i rischi catastrofali (come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni) per le imprese che dovranno adeguarvisi entro il 31 dicembre di quest’anno.
La portata del cambiamento climatico per terremoti e alluvioni
Nel 2022, secondo una ricerca di Legambiente “Rapporto dell’Osservatorio CittàClima”, si sono registrati infatti più di 300 eventi climatici estremi, il 55% in più rispetto agli anni precedenti. Ma il 2023 è stato anche peggio, portando ad un record di eventi climatici catastrofali.
Nonostante questi dati allarmanti siano sotto agli occhi di tutti, quotidianamente, in Italia permane la bassa cultura della protezione del rischio che regna tra le imprese, il timore dei premi alti e la diffidenza verso le compagnie assicurative. Per il terremoto parliamo del 98% dei sinistri in Italia non siano assicurati, mentre per le alluvioni il 97%.
Non a caso la maggior parte delle aziende che nell’ultimo quinquennio si sono assicurate contro i rischi catastrofali, sono aziende che hanno già subito i danni derivanti da eventi naturali climatici. Come a dire: chi ha subito un danno si assicura, gli altri giocano alla roulette russa.
Obbligo di assicurazione per rischi catastrofali
L’introduzione dell’obbligo di legge per le imprese italiane di sottoscrivere una polizza danni contro gli eventi catastrofali a tutela del patrimonio (comprendente sia i fabbricati che le attrezzature) è conseguenza della Legge di Bilancio.
Le conseguenze per gli inottemperanti?
- la sanzione che va dai 100 mila ai 500.000 euro
- l’esclusione dai sussidi pubblici e dalle agevolazioni conseguenti a eventi calamitosi.
Una parte importante del dibattito è proprio quello che definito moral hazard: la possibilità di approfittare di rimborsi e sovvenzioni senza che le aziende attuino strategie per ridurre il rischio come riserve fiscali per le emergenze, assicurazioni o politiche di riduzione delle emissioni.
Manca il decreto attuativo, ma i problemi e le polemiche non sono tardate ad arrivare. Peccato che l’Italia sconti il più alto divario di protezione del mondo: da un lato la maggior esposizione al rischio concreto, dall’altra la scarsa propensione assicurativa.
Personalmente non esultiamo per l’introduzione dell’obbligo assicurativo, ci fanno rabbrividire le scelte di Spagna e Danimarca che impongono tali coperture solo a chi non ottiene il mutuo, ma manca una cultura di fondo che consenta alle aziende di non incorrere in rischi enormi. Parliamo ad esempio di danni fisici alle strutture, agli impianti e alle persone, nonché conseguenze derivanti da mancato guadagno e dal fermo della produzione.
Si parla poco, pochissimo di asimmetrie informative e di assenza di una cultura assicurativa.
Per questo motivo, per essere arrivato a leggerci fino a qui, ti ringraziamo.